Anche oggi la Dama e io, insieme a tutti i partecipanti al festival di scienza e musica Starmus, ci prepariamo a una scorpacciata di buon cibo locale e di scienza. Stamattina a colazione ci siamo trovati accanto Jill Tarter (l’ispiratrice del film Contact).
La vista dall’hotel Melià La Palma che ospita Starmus. L’isola porta ancora i segni e le cicatrici laviche dell’eruzione del 2021.
Questo è il programma di oggi:
Jane Goodall (etologa, primatologa, fondatrice del Jane Goodall Institute e Messaggera di Pace dell’ONU) Reasons for Hope. Strepitosa e lucida, con una lezione di vita e di umiltà dall’alto dei suoi 91 anni.
Jane Goodall.
Kip Thorne tra il pubblico adesso a Starmus La Palma.
Steven Chu (fisico, premio Nobel) A new approach to carbon capture. Le tecnologie per estrarre la CO2 dall’atmosfera finora si sono rivelate costosissime e inefficienti. Ma ci sono novità importanti sul fronte della riduzione dei costi che le potrebbero rendere praticabili su vasta scala. E c’è anche un materiale innovativo che fa cattura di CO2: il legno, da usare per costruzioni anche di grandi dimensioni e altezza e di lunga durata.
Steven Chu.
Xavier Barcons (astrofisico, direttore generale dell’ESO) Dark Skies and Big Telescopes, we need both. Una relazione piena di sorprese e dati sull’inquinamento luminoso, a volte proveniente da fonti inaspettate, e sulle difficoltà di costruzione e i risultati attesi dei telescopi giganti in corso di realizzazione sulla Terra.
Xavier Barcons, direttore generale dell’ESO.
Costanza Bonadonna (geologa, vulcanologa) Living on a Dynamic Planet: Lessons from the 2021 La Palma Eruption. Resoconto tecnico degli sconvolgimenti causati da una eruzione vulcanica vissuta molto da vicino: quella che ha colpito il luogo in cui ci troviamo. Fa impressione parlarne in un hotel che ha una colata lavica che gli passa accanto e porta ancora le cicatrici dei danni causati dall’eruzione.
Costanza Bonadonna, geologa e vulcanologa.
L’hotel Melià presso il quale si tiene Starmus.
L’hotel è perfettamente fruibile e molto accogliente, ma alcune zone non essenziali sono ancora transennate e rivelano i danni causati dalla discesa inesorabile della lava. Questa è la vista da un angolo del ristorante dell’albergo.
Pietro Barabaschi (fisico, direttore generale di ITER) The Power of Nuclear Fusion: From the Solar Core to Earthly Reactors. Un aggiornamento sulla situazione del reattore a fusione nucleare sperimentale ITER in costruzione in Europa: si stanno posando adesso i primi, giganteschi elementi e si spera di arrivare alle prime accensioni entro pochi anni.
Pietro Barabaschi.
Chris Hadfield (astronauta, ex comandante della ISS) The sky is falling: What to do about space junk? Il punto della situazione sui detriti spaziali, fatto da uno che ha vissuto sulla ISS e ha sentito di persona il picchiettio quotidiano di quei detriti e dei micrometeoroidi contro la superficie esterna della Stazione.
L’astronauta Chris Hadfield.
Kathryn Thornton (fisica, ex astronauta NASA) Intelsat Satellite Rescue in Space. Racconto avvincente di una missione di intercettazione e salvataggio di un satellite nella quale è successo davvero di tutto, compresa una EVA di tre persone non pianificata per agguantare a mano il satellite (con una massa di oltre 4 tonnellate), usando in tre una camera di depressurizzazione e un sistema di comunicazione previsti per gestire al massimo due astronauti e inventando man mano le soluzioni ai problemi che si presentavano continuamente. Avventure spaziali così non se ne fanno più. Chicca: è una Trekker e ha citato Star Trek nella sua presentazione.
L’astronauta Kathryn Thornton.
Anousheh Ansari (ingegnere, imprenditrice, prima donna partecipante privata a missione spaziale) Dreaming Big for the Future of Humanity in Space. L’esperienza personale di una donna che dall’Iran travolto dalla rivoluzione è andata negli Stati Uniti, ha fatto fortuna con la propria competenza ingegneristica e si è conquistata un volo nello spazio fino alla Stazione Spaziale Internazionale, istituendo un premio, l’Ansari X-Prize, per stimolare l’entrata dei privati nelle missioni spaziali con equipaggio. SpaceShip One, il primo veicolo suborbitale privato, è frutto di questo suo premio.
Anousheh Ansari.
Sara García (biotecnologa e astronauta di riserva dell’ESA) Out-of-This-World Medicine. Una vivace e colorita sintesi della medicina spaziale: effetti fisiologici e psicologici della permanenza nello spazio, risorse e protocolli medici attuali e futuri.
Sara Garcia.
Terry Virts (astronauta) View From Above – A survey of photography from the ISS. Questa relazione era prevista dal programma ma è stata saltata senza spiegazioni.
Juan Luis Arsuaga (paleoantropologo) Are the ETs humanoids?Una discussione semiseria e francamente un po’ sconclusionata sulle possibili fisiologie degli extraterrestri capaci di creare tecnologie spaziali.
Tra poco comincia la prima giornata di Starmus, evento di scienza e musica strapieno di premi Nobel e astronauti. Il programma completo è su Starmus.com. L’accesso è completamente gratuito, a patto di essere disposti a recarsi all’isola di La Palma, nelle Canarie (la Dama del Maniero e io lo abbiamo fatto di tasca nostra anche per concederci un momento di vacanza).
Posterò qui foto e sunti degli interventi dei relatori. In questo momento sono alla conferenza stampa di presentazione e dietro di me, seduto tra il pubblico, c’è George Smoot, giusto per dire.
Le autorità locali e Garik Israelian, organizzatore di Starmus (l’ultimo a destra), alla conferenza stampa di presentazione dell’evento.
Al centro, George Smoot. A destra, Michel Mayor.
Questo è il programma delle conferenze scientifiche di oggi, alle quali seguiranno concerti di vari artisti in luoghi sparsi per l’isola:
John Mather (astrofisico, premio Nobel) – From the Big Bang to Quantum Mechanics, Life, and Artificial Intelligence. Una cavalcata da capogiro nelle recentissime scoperte scientifiche in astronomia, astrofisica e IA.
È bellissimo ascoltare una conferenza scientifica all’aperto, con il sereno boato delle onde dell’oceano in sottofondo. Sul palco c’è John Mather.
Nancy Knowlton (Biologa) – Bright Spots: Making a Difference for the Planet in our Age of Rage. Ci sono tante notizie ecologiche deprimenti ed è facile sentirsene sopraffatti. Ma questo porta all’apatia. E se invece provassimo a raccontare con più evidenza i successi? Perché ce ne sono tanti, anche se poco pubblicizzati.
Miguel Alcubierre (fisico teorico) – Faster than the Speed of Light. L’ideatore di un metodo compatibile con le leggi della fisica per viaggiare più veloce della luce spiega il suo metodo. I requisiti sono… piuttosto impegnativi.
Miguel Alcubierre, ideatore di un metodo fisicamente plausibile di viaggiare a velocità maggiori di quella della luce deformando lo spazio.
Chema Alonso (esperto di sicurezza informatica) – Hacking AI. Una carrellata folgorante di tecniche per scavalcare le scadenti salvaguardie delle IA attuali e convincerle a… uccidere Brian May!
Michel Mayor (astrofisico, premio Nobel) – Billions of planets in the Milky Way – 30 years of discoveries and new challenges. Uno degli scopritori dei primi esopianeti presenta lo stato dell’arte della ricerca di pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Ora siamo in grado, in alcuni casi, non solo l’esistenza, ma anche la composizione chimica delle loro atmosfere: Mayor spiega come si fa e come faremo nel prossimo futuro.
Jane Lubchenco (scienziata dell’ambiente, ecologa marina, ex Administrator del NOAA) – A New Narrative for the Ocean. Soluzioni concrete per ripensare il ruolo dell’oceano non come vittima ma come motore della soluzione di problemi come fame, inquinamento e cambiamento climatico.
Bernhard Schölkopff (informatico) – Is AI Intelligent? Esempi geniali spiegano che gli attuali grandi modelli linguistici non sono e non possono essere intelligenti perché non gestiscono la causalità.
Valentín Martínez (fisico solare) – Living With a Star: the Good, the Bad and the Ugly. Le tempeste solari hanno effetti spettacolari in termini visivi, ma anche conseguenze disastrose sulle infrastrutture tecnologiche e sui voli spaziali: lo stato dell’arte delle previsioni di meteorologia spaziale, con una bella citazione dell’Evento di Carrington e di altri blackout più recenti causati dai sussulti del Sole.
Rafael Yuste (neuroscienziato) – Can You See a Thought? Neuronal Ensembles as Basic Units of Brain Function. L’ipotesi che i pensieri emergano non al livello dei singoli neuroni del cervello, ma a quello degli insiemi di neuroni, supportata da una dimostrazione di come si può impiantare un’idea o un’immagine in una mente. Per ora è quella di un topolino, ma la speranza (leggermente inquietante) è che si possa applicare alle persone per gestire o curare malattie della mente.
Sul piano personale, è stato un piacere ritrovare qui un amico e una firma ricorrente tra i commentatori di questo blog: Pgc, che lavora qui da vari anni e ha permesso a me e alla Dama del Maniero di vedere l’isola con gli occhi di chi ci abita e non con quelli dei turisti. Il posto è davvero incantevole, molto a misura d’uomo, ed è ovviamente un paradiso per chi ama l’astronomia.
Domani ci sarà un’altra raffica di conferenze scientifiche: cercherò di riassumervele, ma il fiume di informazioni e di eventi è difficile da seguire senza esserne travolti. Sui miei canali social troverete altre foto dell’evento.
Tra poco andrò con la Dama del Maniero all’edizione 2025 di Starmus, il festival di scienza e musica che quest’anno si tiene alle Canarie dal 25 al 29 aprile. L’anno scorso siamo andati a Bratislava per assistere alle conferenze di scienziati di altissimo livello e ai concerti di Jean-Michel Jarre, Tony Hadley, Brian May, Offspring e tanti altri artisti che tradizionalmente caratterizzano ogni edizione di Starmus (ne ho scritto qui a suo tempo).
I video delle conferenze scientifiche dell’anno scorso sono stati pubblicati online; comincio a presentarli qui uno alla volta, partendo dall’inizio: il discorso della primatologa Jane Goodall, intitolato Reasons for Hope, ossia “motivi di speranza”. Se per caso non sapete chi è Jane Goodall, preparatevi a scoprire una storia straordinaria.
Con le dimostrazioni di arroganza e stupidità collettiva che ci arrivano addosso continuamente, soprattutto in questo periodo, è difficile avere il coraggio di mantenere accesa la luce della speranza. Spero che le splendide parole della novantenne Jane Goodall possano dare una mano.
Includo qui sotto la mia traduzione (bozza creata da DeepL, riveduta da me) e la mia revisione dei sottotitoli di YouTube, che contenevano (e tuttora contengono) perle come “Jane has worked extensively on conservation and anal welfare” (a 30 secondi esatti dall’inizio).
Traduzione italiana
David Eicher: È raro che un settore della scienza sia rappresentato così bene da una sola persona. Ma è il caso di Jane Goodall, la più importante primatologa del mondo e la maggiore esperta, tra le altre cose, di scimpanzé. Fondatrice del Jane Goodall Institute, Jane ha lavorato a lungo per la conservazione e il benessere degli animali. È Messaggero di Pace delle Nazioni Unite e membro onorario del World Future Council, e ora, come ho detto, è felicemente membro del comitato consultivo di Starmus. Con il suo discorso, “Motivi di speranza”, diamo il benvenuto alla leggendaria Jane Goodall.
[standing ovation]
Jane Goodall: Beh, grazie per il fantastico benvenuto, penso che vi meritiate un benvenuto piuttosto diverso da quello che avete mai sentito prima. Il richiamo che sentireste, il benvenuto degli scimpanzé che ho passato tanto tempo a studiare.
[vocalizzi da scimpanzé]
Goodall: Io Jane. Beh, prima di tutto sono molto onorata di essere qui a questo Starmus Earth. È la prima volta che partecipo. Sono molto onorata di essere stata invitata nel comitato consultivo e sono particolarmente entusiasta che lo Starmus di quest’anno si concentri sul nostro pianeta natale. Uno dei miliardi e miliardi di pianeti che forse sono là fuori nel cosmo. Ma non è affascinante che sia grazie alla nostra esplorazione dello spazio che abbiamo ottenuto la prima splendida immagine del nostro pianeta Terra, quel bellissimo pianeta verde e blu, scattata dallo spazio? È a quel punto, credo, che la gente ha iniziato a rendersi conto che questo è un pianeta molto fragile.
Ed eccoci qui, che ruotiamo intorno al Sole, un pianeta molto piccolo circondato dall’immensità nera e buia dello spazio. E penso che sia stato un campanello d’allarme; è stato un campanello d’allarme per le persone sulla Terra per rendersi conto che questa è la nostra unica casa. È meglio che iniziamo a proteggere il pianeta. E nel corso dei secoli, probabilmente dalla rivoluzione industriale, forse dalla rivoluzione agricola, abbiamo lentamente inflitto sempre più danni a questo pianeta, la nostra unica casa, e con la combustione di combustibili fossili e tutte le altre cose che abbiamo fatto per creare quei gas serra, quei gas che circondano il pianeta come una coperta e intrappolano il calore del sole che ha portato al cambiamento climatico.
E il cambiamento climatico è inseparabile dalla perdita di biodiversità, e con il cambiamento climatico abbiamo assistito a questi terrificanti cambiamenti nei modelli meteorologici in tutto il mondo, tempeste e uragani sempre più frequenti e più violenti, inondazioni, siccità e ondate di calore, e i terrificanti incendi boschivi che abbiamo visto in tante parti del globo, comprese le zone settentrionali dove gli incendi non avevano mai bruciato prima.
E abbiamo visto sciogliersi i ghiacciai e il ghiaccio; abbiamo visto il livello del mare salire, abbiamo visto il metano fuoriuscire dal terreno che era stato congelato per migliaia e migliaia di anni… e ci sono tanti altri modi in cui abbiamo danneggiato questo pianeta.
Il cambiamento climatico non è qualcosa che affronteremo in futuro, il cambiamento climatico è qui, ora. Non solo in luoghi come il Bangladesh e i paesi a bassissima elevazione, ma anche nei paesi economicamente più sviluppati abbiamo assistito a terribili inondazioni a Londra, a New York e anche in alcune parti d’Europa.
E poi c’è la perdita di biodiversità. Siamo nel bel mezzo della sesta grande estinzione del pianeta Terra, e questa è stata causata da noi. E siamo in un momento molto, molto difficile, e quello che facciamo ora influenzerà il futuro della vita sul pianeta Terra. E ci vedo come all’imboccatura di un tunnel molto lungo e molto buio e proprio alla fine di quel tunnel c’è una piccola stella che brilla. Questa è la speranza.
Ma non possiamo sederci all’imbocco del tunnel a braccia conserte e sperare che quella stella ci venga incontro. No, dobbiamo rimboccarci le maniche, dobbiamo arrampicarci, strisciare sotto, aggirando tutti gli ostacoli che si frappongono tra noi e quella stella.
E ci sono quelli più ovvi, come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, che ho già menzionato e credo che ne conosciamo bene le ragioni, e l’agricoltura industriale con il suo enorme uso di combustibili fossili, l’uso di pesticidi chimici ed erbicidi e fertilizzanti artificiali che stanno avendo un effetto drammatico sulla biodiversità e stanno uccidendo il suolo stesso da cui dipendiamo.
E i fertilizzanti artificiali che vengono scaricati nei fiumi e finiscono nel mare stanno causando zone morte dove nulla può vivere. Non possiamo continuare così, vero? E ci sono tanti altri problemi che affrontiamo mentre procediamo, mentre navighiamo attraverso questo tunnel. C’è l’allevamento intensivo di animali – e lì dobbiamo pensare non solo al danno per l’ambiente, che è enorme, ma alla crudeltà: la crudeltà coinvolta.
E sapete, è stato proprio grazie a quei primi studi che ho fatto sugli scimpanzé che hanno contribuito a cambiare gli atteggiamenti verso ciò che – verso chi – gli animali sono realmente. Quando sono arrivata all’Università di Cambridge nel 1961, mi è stato detto che solo gli esseri umani avevano personalità, solo gli esseri umani avevano menti capaci di risolvere problemi e solo gli esseri umani avevano emozioni come la felicità, la tristezza, la paura.
Fortunatamente, quando ero bambina, avevo avuto un insegnante straordinario che mi aveva insegnato che, sotto questo aspetto, quegli scienziati si sbagliavano. Quell’insegnante era il mio cane Rusty. Non si può condividere la propria vita con un animale e non sapere che non siamo gli unici esseri senzienti e intelligenti del pianeta.
Quindi ora sappiamo che mucche, maiali, capre, pecore, polli sono tutti individui con una personalità. Quindi quando pensiamo all’allevamento intensivo degli animali, pensiamo anche alla crudeltà. Pensiamo che ora sappiamo di far parte di questo incredibile regno animale, non di esserne separati. E naturalmente impariamo sempre di più su quanto siano incredibili questi animali.
Poi dobbiamo scavalcare o strisciare sotto la povertà. Le persone che vivono in povertà distruggono l’ambiente nella loro disperata lotta per la sopravvivenza, abbattendo gli alberi per guadagnare qualche soldo o per coltivare cibo per le loro famiglie affamate, e finché non saremo in grado di alleviare la povertà non potremo mai avere un mondo in cui le persone decidano di acquistare solo prodotti che non hanno danneggiato l’ambiente o che non sono stati crudeli con gli animali, perché i poveri non possono fare questo tipo di scelta. Ma il resto di noi può fare qualcosa per il proprio stile di vita insostenibile. E come è possibile che gli economisti abbiano pensato che possiamo avere uno sviluppo economico illimitato su un pianeta con risorse naturali limitate e popolazioni umane e animali in crescita? Non ha senso.
Dobbiamo avere un nuovo modo di pensare, una nuova mentalità, e poi dobbiamo anche considerare la corruzione, che sta distruggendo gli sforzi di così tante persone per cambiare le cose. E ora abbiamo la guerra: due grandi guerre, conflitti in tutta l’Africa, conflitti in altre parti del mondo, che danneggiano l’ambiente, causando orribili sofferenze a centinaia e migliaia di esseri umani. Abbiamo discriminazioni razziali e di genere, così tante cose da superare.
Buone notizie: ci sono persone, gruppi di persone, che stanno affrontando ognuno di questi problemi, quelli che ho menzionato e tutti quelli che non ho menzionato. Purtroppo molti di questi gruppi lavorano in modo isolato. Non pensano al quadro generale, risolvono un problema e non pensano agli altri problemi che potrebbero causare, come le auto elettriche – incredibili – che risolvono l’inquinamento e tutto il resto, ma hanno bisogno… le batterie hanno bisogno di litio, e enormi aree ambientali vengono ora distrutte per trovare litio durante l’estrazione.
Quindi la gente mi dice: “Jane, lei ha visto così tanti di questi problemi. Ha davvero speranza?”
E io ce l’ho! Credo che abbiamo ancora un po’ di tempo. Ma quando dico che ho speranza, dipende da noi. Dobbiamo unirci e cercare di fare la differenza. Non dobbiamo lasciare che siano gli altri a farlo. Dipende da noi.
Ma le ragioni principali per cui ho speranza sono queste: innanzitutto, c’è la scienza, e molti scienziati sono qui e sono stati qui agli eventi Starmus. La scienza sta iniziando a trovare modi per utilizzare questo incredibile intelletto che ci rende più diversi di qualsiasi altra cosa dagli scimpanzé e da altri animali che stanno iniziando a usare quell’intelletto, per creare modi in cui possiamo vivere in maggiore armonia con la natura. E questo si sta evolvendo continuamente, e ci saranno altre persone che vi parleranno dei benefici del nostro intelletto e delle nostre nuove tecnologie che possono aiutarci. Ma anche noi, come individui, pensiamo alle nostre impronte ambientali ogni giorno; ogni giorno, ognuno di noi può fare la differenza.
E quindi la mia prossima ragione di speranza è la resilienza della natura. Possiamo distruggere dei luoghi, ma se diamo loro tempo e forse un po’ di aiuto, la natura tornerà. Ho notato che il Danubio, che era così orribilmente inquinato in epoca sovietica, sta gradualmente iniziando a riprendersi, anche se potrebbe volerci molto tempo. Ma in tutto il mondo ho visto con i miei occhi luoghi che erano stati completamente distrutti da noi, dove la natura è tornata e con le prime erbe e poi gli alberi che crescono dai semi lasciati nel terreno, gli insetti tornano, e gli uccelli e gli altri mammiferi, e gradualmente ritorna la biodiversità… Forse non esattamente la stessa, ma diventa di nuovo un ecosistema vivo e fiorente.
Ho incontrato animali che sarebbero dovuti estinguersi se non fosse stato per persone straordinarie che hanno detto: “No, non lascerò che l’ibis eremita si estingua sotto i miei occhi; non lascerò che il merlo della Nuova Zelanda si estingua”.* Erano rimasti solo due uccelli, un maschio e una femmina, e grazie alla passione di un uomo ora sono più di 150.
* non sono sicuro della traduzione dei nomi di questi volatili. Il primo dovrebbe essere un Geronticus eremita; il secondo dovrebbe essere un Petroica traversi. Ringrazio Martino per le ricerche [N.d.T.].
Ed è incredibile quello che possiamo fare. E c’è questo spirito indomito con cui le persone affrontano ciò che sembra impossibile e non si arrendono.
Ma la mia più grande speranza risiede nei giovani di oggi. E nel 1991, quando incontravo tanti giovani, delle scuole superiori, delle università, che già allora avevano perso la speranza ed erano arrabbiati o depressi o per lo più semplicemente apatici, non sembrava importare loro. E quando ho chiesto loro: “Perché vi sentite così?” “Beh, avete compromesso il nostro futuro e non possiamo farci nulla”.
Abbiamo compromesso il futuro dei nostri giovani? Lo abbiamo rubato, e lo stiamo ancora rubando oggi.
Ma era vero che non potevano farci nulla? No. Ho già detto che c’è un periodo di tempo in cui, se ci uniamo, possiamo davvero fare la differenza. Roots and Shoots [radici e germogli, N.d.T.], il programma che ho avviato, è rivolto ai giovani dall’asilo all’università, con la partecipazione di un numero crescente di adulti. È iniziato con dodici studenti delle scuole superiori in Tanzania, ora è presente in settanta paesi con, come ho detto, persone di tutte le età; anche gli adulti ora stanno formando gruppi, e sta crescendo qui in Slovacchia.
E questi giovani, una volta che hanno compreso i problemi e che noi diamo loro la possibilità di agire, e Roots and Shoots è tutto incentrato sul dare potere ai giovani e ascoltare le loro voci, sono in grado di cambiare il mondo. Ed è incredibile che stiano cambiando il mondo proprio mentre vi parlo oggi.
Ma l’ultima cosa che vorrei dire a tutti voi è che non dovete dimenticare che, come individui, avete un ruolo da svolgere. Credo che ci sia una ragione per cui siete su questo pianeta e ogni singolo giorno che vivete avete un impatto sul pianeta.
La gente mi dice: “Ma Jane, io sono solo una singola persona, i problemi sono enormi, cosa posso fare?” È come… Pensate a un deserto. Una goccia di pioggia che cade non fa alcuna differenza. Ma quando milioni o miliardi di gocce di pioggia cadono, risvegliano la vita nascosta sotto la sabbia, che fiorisce, e il deserto prende vita. Questo è ciò che i nostri giovani possono fare. Questo è ciò che tutti voi potete fare. Ricordate: insieme possiamo cambiare il mondo. Grazie.
Originale inglese
David Eicher: So rarely is an area of science represented so well by one person. But that’s the case with Jane Goodall, the world’s leading primatologist and the leading expert, among other things, on chimpanzees. Founder of the Jane Goodall Institute, Jane has worked extensively on conservation and animal welfare. She’s a United Nations Messenger of Peace and an honorary member of the World Future Council, and now happily – as I mentioned – a member of the Starmus advisory board. With her talk, “Reasons for Hope,” please welcome the legendary Jane Goodall.
[standing ovation]
Jane Goodall: Well, thank you for a fantastic welcome, and I think you deserve a rather different kind of welcome than has ever been heard here before. The call that you would hear, the welcome from the chimpanzees that I spent so much of my time learning about.
[vocalizzi da scimpanzé]
Goodall: Me Jane. Well, first of all I’m very honored to be here at this Starmus Earth. It’s the first time I’ve attended. I’m very honored to have been invited onto the Advisory Board and I’m particularly thrilled that this year’s Starmus is concentrating on our home planet. One of the maybe billions and billions of planets that are out there in the cosmos. But isn’t it fascinating that it’s because of our exploration into space that we got that first stunning image of our own planet Earth – that beautiful green and blue planet – taken from space. And then, I think, people began to realize this is a very fragile planet.
And there we are, spinning around the Sun, a very small planet surrounded by the black dark immensity of outer space. And I think that was a wakeup call; it was a wakeup call for people on Earth to realize this is our only home. We we’d better start protecting the planet. And over the ages, probably since the Industrial Revolution, maybe since the Agricultural Revolution, we have slowly been inflicting more and more harm upon this planet, our only home, and with our burning of fossil fuels and all the other things that we’ve done to create those greenhouse gases – those gases that circle the planet like a blanket and trap the heat of the sun that’s led to climate change.
And climate change is inseparable from loss of biodiversity, and with climate change we’ve seen these terrifying changes in weather patterns around the world, worse and more frequent storms and hurricanes and flooding and droughts and heat waves, and the terrifying forest fires that we have seen in so many parts of the globe including up in the northern areas where fires never burnt before.
And we’ve seen glaciers and ice melting; we’ve seen sea levels rising, we’ve seen the methane leaking out from the ground that was frozen for thousands and thousands of years… and there are so many other ways in which we’ve harmed this planet.
Climate change isn’t something that we’re facing in the future – climate change is here, here and now. Not only in places like Bangladesh and low-lying countries, but in the more economically developed countries we’ve seen terrible flooding in London, and in New York, and in parts of Europe as well.
And then there’s the loss of biodiversity. We are in the midst of the sixth great extinction on planet Earth, and this one was caused by us. And we are at a very, very difficult point in time, and what we do now is going to affect the future of life on planet Earth. And I see us as like at the mouth of a very long and very dark tunnel and right at the end of that tunnel is a little star shining. That’s hope.
But we don’t sit at the mouth of the tunnel with our arms crossed and hope the star will come to us. No, we have to roll up our sleeves, we have to climb over, crawl under, work our way around all the obstacles that lie between us and that star.
And there are the obvious ones, like climate change and loss of biodiversity, that I’ve mentioned and I think we mostly know the reasons for that, and industrial agriculture with its huge use of fossil fuel, its use of chemical pesticides and herbicides and artificial fertilizer that are having a dramatic effect on biodiversity and actually killing the very soil on which we depend.
And the the artificial fertilizers that washed down into the rivers and out into the sea are causing dead zones where nothing can live. We can’t go on like this, can we? And there are so many other problems that we face as we go, navigate through this tunnel. There’s the intensive farming of animals – and there we have to think not only of the harm to the environment, which is huge, but the cruelty: the cruelty involved.
And you know, it was really because of those early studies that I did on chimpanzees that have helped to change attitudes towards what – who – animals really are. When I got to Cambridge University in 1961, I was actually told that only human beings had personalities, only human beings had minds capable of solving problems, and only human beings had emotions like happiness, sadness, fear.
Fortunately I’d been taught by an amazing teacher, when I was a child, that in this respect these scientists were wrong. That teacher was my dog Rusty. You can’t share your life with any animal and not know that we are not the only sentient, sapient beings on the planet.
So we now understand that cows, pigs, goats, sheep, chickens – they all are individuals with personalities. So when we think about intensive animal farming, let us please also think about cruelty. Let us think that we now understand we are part of, and not separate from, this amazing animal kingdom. And of course all the time we’re learning more and more details about exactly how amazing these animals are.
Then we have to climb over or crawl under poverty. People living in poverty, they destroy the environment in their desperate struggle to survive, cutting down the trees to make money or to grow food for their starving families, and until we can alleviate poverty we can never have a world where people decide only to buy products that haven’t harmed the environment or weren’t cruel to animals, because poor people cannot make those decisions. But the rest of us, we can do something about our unsustainable lifestyles. And how is it possible that economists have thought that we can have unlimited economic development on a planet with finite natural resources and growing populations of humans and livestock? It doesn’t make sense.
We have to have a new way of thinking, a new mindset, and then we also have to consider corruption, which is destroying the efforts of so many people to make change. And now we have war: two major wars, conflicts across Africa, conflict in other parts of the world, harming the environment, causing horrible suffering to so many hundreds and thousands of human beings. We’ve got racial and gender discrimination, so much to overcome.
Good news: there are people, groups of people, tackling every single one of these problems, those I’ve mentioned and all the many that I haven’t. Sadly, so many of these groups are working in isolation. They’re not thinking of the whole picture, they solve one problem and they’re not thinking about other problems which they may be causing, like electric cars – amazing – solving pollution and all that, but they need… the batteries need lithium, and huge areas of environment are now being destroyed to find lithium during mining.
So people say to me, “Jane, you’ve seen so many of these problems. Do you really have hope?”
And I do! I believe we have a window of time. But when I say I have hope, it depends on us. We have to get together and try to make a difference. We mustn’t leave it to others. It’s up to us.
But my main reasons for hope: first of all, there’s science, and many of the scientists are here and have been here at the Starmus events. Science is beginning to find ways using this amazing intellect that makes us more different than anything else from chimpanzees and other animals beginning to use that intellect to create ways in which we can live in greater harmony with nature and this is evolving all the time and there will be other people speaking to you about the benefits of our intellect and our new technologies that can help. But we too, as individuals, please let us think about our own environmental footsteps each day, each day, every single one of us can make a difference.
And so my next reason for hope is the resilience of nature. We can destroy places, and give them time and perhaps some help, nature will return. I gather the Danube, which was so horribly polluted in Soviet times, is gradually beginning to recover, although it may take a long time. But all over the world I have seen with my own eyes places that were totally destroyed by us, where nature has come back and with the first grasses and then the trees growing from seeds left in the ground, the insects come back, and the birds and the other mammals, and gradually biodiversity returns… Maybe not exactly the same, but it becomes once again a living, thriving ecosystem.
I’ve met animals that should have been extinct if it wasn’t for amazing people saying “No, I will not let the northern bald ibis go extinct on my watch; I will not let the New Zealand black robin become extinct.” There were just two birds left, one male and one female, and because of the passion of one man that’s now over 150.
And so it’s incredible what we can do. And there is this indomitable spirit where people tackle what seems impossible and they won’t give up.
But my greatest reason for hope lies in the young people today. And back in 1991, when I was meeting so many young people, high school, university, who already back then had lost hope and they were angry or they were depressed or mostly just apathetic, they didn’t seem to care. And when I asked them, “Why do you feel this way?” “Well, you’ve compromised our future, and there’s nothing we can do about it.”
Have we compromised the future of our young people? We’ve been stealing it; and we’re still stealing it today.
But was it true there was nothing they could do? No. I’ve already said there’s this window of time when if we get get together we can truly make a difference. Roots and Shoots, the program I began, is for young people from kindergarten through university with more adults taking part. It began with twelve students in Tanzania high school students it’s now in seventy countries with, as I say, people of all ages even adults now are forming groups and it’s growing here in Slovakia.
And these young people – once they understand the problems and we empower them to take action, and Roots and Shoots is all about empowering young people, listening to their voices, and it’s incredible – they are changing the world even as I speak to you today.
But the last thing I would say to all of you, please don’t forget you, as an individual, have a role to play. You’re on this planet for a reason, I believe, and every single day that you live you make some impact on the planet.
People say to me, “But Jane, I’m just one person, the problems are huge, what can I do?” It’s like… Think of a desert. One drop of rain falls: that won’t make any difference. But when millions or billions of raindrops fall, that wakes up the life lying hidden beneath the sand and it comes and blooms and the desert comes to life. That’s what our young people can do. That’s what all of you can do. Just remember: cumulatively, we can change the world. Thank you.