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Podcast RSI – Microsoft Word autosalverà i documenti nel cloud. E se Trump lo spegnesse?

Questo è il testo della puntata dell’8 settembre 2025 del podcast Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto. Il testo include anche i link alle fonti di questa puntata.

Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite iTunes, YouTube Music, Spotify e feed RSS. Il mio archivio delle puntate è presso Attivissimo.me/disi.


Il cloud è indubbiamente comodo. I nostri dati, i nostri documenti di lavoro sono facili da condividere, sono accessibili ovunque, in maniera agile e fluida, tramite tutti i nostri dispositivi, quando li mettiamo nel cloud, cioè li depositiamo in un sito accessibile via Internet solo da noi e dagli altri utenti che autorizziamo.

Ma cosa succederebbe se qualcuno spegnesse quel cloud? Quanti dei vostri processi di lavoro si fermerebbero completamente? Ce l’avete una copia locale dei vostri dati più importanti? Provate a pensarci un momento. Improvvisamente, niente mail. Niente OneDrive di Microsoft. Niente Google Drive. Niente Amazon Web Services. Siti web inaccessibili. Banche in tilt. Sistemi di gestione degli ospedali paralizzati. Aziende bloccate. Tutto fermo.

Non per un attacco informatico, ma perché il governo degli Stati Uniti ha ordinato a questi grandi gestori di cloud, che sono tutti statunitensi, di interrompere i loro servizi alle persone, alle aziende o alle pubbliche amministrazioni dei Paesi che osano disubbidire alle richieste politiche sempre più invadenti e surreali dell’attuale presidenza a stelle e strisce. Uno scenario che fino a poco tempo fa sembrava pura fantasia distopica, ma che le crescenti tensioni fra Washington e l’Europa rendono oggi oggettivamente plausibile, tanto che politici e tecnici ne discutono seriamente. E qualche avvisaglia di questa plausibilità c’è già stata.

Beh, direte voi, ma se scrivo un documento con Microsoft Word, per esempio, questa app me ne salva automaticamente una copia sul mio computer. Se il cloud non dovesse funzionare per qualunque motivo, ci potrei lavorare lo stesso. Per ora sì, ma attenzione, perché Microsoft sta per invertire le regole: Word salverà automaticamente i documenti nuovi nel cloud, e lo stesso faranno anche Excel e PowerPoint. E così il cloud diventerà ancora più indispensabile, e quindi usabile come strumento di ricatto, se non è un cosiddetto cloud sovrano, di cui gli utenti cioè hanno il pieno controllo.

Benvenuti alla puntata dell’8 settembre 2025 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.

[SIGLA di apertura]


Microsoft sta per cambiare in maniera molto importante il modo in cui funzionano Word, Excel e PowerPoint per Windows in versione desktop. Oggi per salvare nel cloud di Microsoft o aziendale i documenti creati con queste applicazioni è necessario abilitare manualmente quest’opzione. Prossimamente, invece, queste diffusissime app salveranno automaticamente i documenti nel cloud e se l’utente ne vorrà avere una copia locale, usabile anche quando non c’è accesso a Internet, dovrà ricordarsi di salvarli manualmente sul proprio dispositivo.

Questa novità è stata presentata da Microsoft a fine agosto come un vantaggio, e per moltissimi utenti sarà sicuramente così: i documenti saranno accessibili ovunque, anche su un dispositivo Android o iOS, e le modifiche fatte su un dispositivo saranno sincronizzate automaticamente su tutti gli altri. Il salvataggio sarà automatico, per cui non ci sarà il rischio di chiudere o interrompere una sessione di lavoro dimenticandosi di salvare i cambiamenti fatti. La collaborazione diventerà più facile. Inoltre i documenti salvati nel cloud saranno immediatamente elaborabili dalle varie intelligenze artificiali di Microsoft.

Proprio quest’ultimo punto, però, solleva le obiezioni degli esperti di sicurezza. Come si può leggere nei commenti all’annuncio, agli addetti ai lavori non va a genio l’idea che Microsoft man mano stia rendendo più difficile accedere ai propri dati, creando una vera e propria dipendenza digitale che ostacola l’adozione di qualunque software alternativo e intralcia qualunque istituzione o azienda nella quale i dati devono circolare soltanto sui suoi computer senza finire nei server di nessun altro, per esempio per soddisfare requisiti di legge.

Ma la loro preoccupazione di fondo è che la costante, bulimica fame di dati delle intelligenze artificiali, nelle quali Microsoft e tutti i grandi nomi del settore stanno riversando investimenti ingentissimi, spinga prima o poi queste aziende a cambiare progressivamente le proprie condizioni di contratto in modo che possano usare i dati degli utenti per addestrare le proprie IA, come ha già fatto per esempio Meta per Facebook, Instagram e Threads [Fanpage.it].

Questa non è una bella cosa, perché numerosi casi già ben documentati dimostrano che le intelligenze artificiali tendono per natura a rigurgitare nelle proprie risposte pezzi dei documenti che hanno assimilato durante il loro addestramento, e quindi i nostri dati sanitari, professionali, aziendali, personali e confidenziali possono finire in pubblico.

Per ora non è così: Microsoft non usa i documenti degli utenti come fonte di addestramento. Ma sarà così per sempre? Non ci sarà prima o poi qualche aggiornamento di qualche clausola che lo consentirà, e che noi utenti accetteremo senza saperlo perché praticamente nessuno legge gli aggiornamenti dei termini e delle condizioni dei software?

Prima che quest’ipotesi passi per paranoia, è importante citare un caso concreto che va proprio in questa direzione.


WeTransfer è uno dei servizi più diffusi per il trasferimento di grandi file via Internet. Lo uso anch’io, e funziona benissimo, ma ai primi di luglio scorso l’azienda omonima olandese che lo gestisce, acquistata nel 2024 dall’italiana Bending Spoons, ha iniziato a inviare ai propri utenti un avviso di cambio delle condizioni d’uso piuttosto preoccupante.

Questo avviso diceva che da quel momento in poi i documenti trasferiti e condivisi tramite WeTransfer potevano essere usati dall’azienda per “migliorare le prestazioni di modelli di apprendimento automatico”. Le nuove condizioni includevano anche il diritto di WeTransfer di “riprodurre, distribuire, modificare” oppure “mostrare pubblicamente” i file caricati dagli utenti.

Ovviamente quegli utenti – perlomeno quei pochi che si sono presi la briga di leggere in dettaglio l’avviso – non hanno preso bene un cambiamento del genere, che sembrava dare a WeTransfer il diritto di usare i file degli utenti per l’addestramento di intelligenze artificiali. In realtà le nuove condizioni precisavano che lo scopo di questo cambiamento era limitato all’uso dei file degli utenti per la moderazione interna del servizio: in altre parole, per consentire il riconoscimento automatico, tramite intelligenza artificiale, di file e documenti illegali, per esempio immagini di abusi su minori o documenti che violano le norme sulla privacy o sul diritto d’autore. Ma una volta ottenuto quel permesso, il passo successivo diventa più corto e la tentazione diventa sempre più forte [BBC].

Wetransfer ha poi rettificato e chiarito le proprie condizioni d’uso, dicendo che l’azienda stava pensando di usare in futuro l’intelligenza artificiale per assistere nel lavoro di moderazione dei contenuti ma non aveva creato o utilizzato in pratica questa funzione, e quindi questa clausola serviva a fornire le basi contrattuali. Ora WeTransfer dichiara esplicitamente di non usare “il machine learning o qualunque forma di IA per elaborare i contenuti condivisi” e la relativa clausola è stata eliminata [Wired.it].

Non è il primo caso del suo genere. A dicembre 2023, un altro grande nome del settore del trasferimento di grandi file, Dropbox, era stato accusato nientemeno che dal direttore tecnico di Amazon, Werner Vogels, e da altre persone di spicco di usare i dati degli utenti per alimentare le intelligenze artificiali di OpenAI.

L’azienda era intervenuta con un chiarimento che spiegava che si trattava di un equivoco, ma la vicenda aveva messo in luce la diffusa diffidenza, anche tra gli addetti ai lavori, nei confronti delle grandi aziende informatiche, specialmente quelle legate all’intelligenza artificiale. Diffidenza motivata da una scarsissima trasparenza sull’origine dei dati usati per gli addestramenti e da un abuso sistematico di terminologia ambigua e ingannevole nelle condizioni d’uso.

Come scrisse Thomas Claburn su The Register a suo tempo,Quando un fornitore di tecnologia dice ‘Noi non vendiamo i vostri dati’, questo non dovrebbe significare ‘Lasciamo che terzi che tu non conosci costruiscano modelli o facciano pubblicità mirata usando i tuoi dati, che restano sui nostri server e tecnicamente non vengono venduti’”.Ma di fatto spesso lo schema è proprio quello. E ce n’è un esempio molto recente.

Il 70% dell’infrastruttura europea per il cloud è oggi nelle mani di tre colossi statunitensi, cioè Google, Microsoft e Amazon [Synergy Research Group], e solo il 15% di questa infrastruttura è gestito da aziende europee. Questo significa che una presidenza statunitense a dir poco imprevedibile ed eccentrica come quella attuale potrebbe usare questa situazione come leva politica. “Fate quello che vogliamo noi nella guerra commerciale in corso e smettetela di fare leggi che regolamentano le tecnologie”, potrebbe dire Donald Trump, “altrimenti bloccheremo l’accesso ai vostri dati e sarete fritti”.

Normalmente, quando un’azione del genere non parte dalla Casa Bianca questo si chiama ransomware: estorsione informatica tramite blocco dell’accesso ai dati della vittima.


Questo scenario è preso seriamente in considerazione da alcuni europarlamentari, che chiedono urgentemente la creazione di un cloud europeo, sulla cui infrastruttura sia l’Europa ad avere sovranità, e a marzo scorso il Parlamento olandese ha chiesto formalmente al governo di ridurre drasticamente la sua dipendenza dai servizi informatici statunitensi, descritti come una “minaccia all’autonomia e alla sicurezza informatica” del Paese. Anche in Germania, richieste di distacco dai servizi informatici a stelle e strisce sono arrivate dall’attuale cancelliere federale, Friedrich Merz, e dal ministro federale per la digitalizzazione, Karsten Wildberger [Heise.de].

Parole pesanti, insomma, ma di fatto molte pubbliche amministrazioni europee usano servizi cloud gestiti da Google, Microsoft e Amazon, e una legge statunitense, lo US Cloud Act, consente alle agenzie americane di investigazione e di polizia di obbligare le aziende dello stesso paese a dare loro pieno accesso ai dati dei clienti custoditi nei cloud per indagare su reati gravi. Questa legge fu firmata proprio da Trump durante il suo primo mandato [EuroNews] e gli darebbe il potere di chiedere ai fornitori statunitensi di servizi cloud di dare accesso ai dati di un governo europeo o di cessare il servizio cloud alla pubblica amministrazione di quel Paese. Ovviamente sarebbe la presidenza Trump a decidere che cosa costituisce, dal suo punto di vista, un “reato grave”.

Discorsi di questo genere si fanno appunto dai tempi dell’introduzione di questa legge statunitense, ma hanno acquisito improvvisa urgenza dopo un episodio dai contorni decisamente poco chiari.

A maggio scorso, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, il britannico Karim Khan, ha dichiarato di aver perso improvvisamente l’accesso alla propria mail di lavoro (ospitata sul cloud di Microsoft) e che i suoi conti bancari nel Regno Unito erano stati congelati. I dipendenti americani della Corte, che si trova all’Aia, sono stati avvisati che rischiano l’arresto se si recano negli Stati Uniti. Queste e altre misure stanno di fatto paralizzando il delicato lavoro della Corte.

Il presidente statunitense aveva imposto delle sanzioni specificamente contro Khan a febbraio, dopo che i giudici della Corte avevano emesso dei mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Netanyahu e il suo ex ministro della difesa Gallant con l’ipotesi di crimini di guerra in relazione alle azioni israeliane a Gaza. Khan aveva dovuto trasferire la propria mail al fornitore svizzero Proton Mail [AP].

Ma Brad Smith, vicepresidente di Microsoft, ha dichiarato che l’azienda non aveva né terminato né sospeso i propri servizi per la Corte Penale Internazionale. Allo stesso tempo, però, non ha voluto commentare le esatte circostanze che hanno portato alla chiusura della mail di Khan [Heise.de; Politico; Heise.de].

Microsoft ha anche annunciato che aggiungerà una clausola vincolante ai propri contratti con i governi europei e con la Commissione europea, impegnandosi a fare causa qualora la presidenza americana le ordinasse di sospendere i servizi cloud in Europa [Politico].

Un gesto molto bello e rassicurante, a prima vista, ma “impegnarsi a fare causa” non è la stessa cosa che “rifiutarsi di eseguire un ordine”. Se di colpo un ospedale non può più curare i pazienti perché tutti i dati sono in un cloud che è stato spento su comando presidenziale infischiandosene delle conseguenze, sapere che però poi Microsoft andrà in tribunale non è una gran consolazione per quei pazienti.

Intanto che si accumulano avvisaglie e proseguono le schermaglie a base di mezze parole, c’è chi invece si è già rimboccato le maniche. Lo stato tedesco dello Schleswig-Holstein ha già eliminato Office 365 e Windows di Microsoft in favore di LibreOffice e Linux, sta sostituendo Outlook con Thunderbird e Open-Xchange, al posto di Sharepoint usa Nextcloud, e invece di Webex della Cisco adopera sistemi di conferenza open source come Jitsi. Anche il ministero per la digitalizzazione danese sta sperimentando un piano analogo, mentre sono arrivati segnali di interesse da Regno Unito, Francia, Nuova Zelanda, India, Svizzera e Austria [Raconteur.net].

Sarebbe davvero una storia strana dell’informatica se, dopo tanti anni di tentativi di introdurre il software libero motivati dai risparmi sui costi di licenza e dall’ideale della libertà di accesso ai dati, questa transizione finalmente avvenisse per merito (si fa per dire) delle ripicche e dei ghiribizzi di un presidente americano che non ha mai usato un computer in vita sua [Futurism.com; CNN].

Fonti aggiuntive

Microsoft Word now automatically saves new documents to the cloud, The Verge, 2025

Should Europe wean itself off US tech?, BBC, 2025

Donald Trump thinks 19-year-old Barron is a tech whizz because he can turn on a laptop – 16 funniest reactions, The Poke, 2025

Disponibile la versione 25.2 di LibreOffice, la suite per ufficio senza intelligenza artificiale ficcanaso

È stupendamente ironico che oggi non avere integrata l’intelligenza artificiale in un prodotto sia diventato un bonus. Non stupisce che sia così, dopo tutti i disastri, le violazioni della riservatezza e le figuracce prodotte da chi si affida incautamente all’IA o se la trova imposta dagli aggiornamenti dei prodotti che usa.

Non solo: visto che tutte le principali aziende statunitensi del software hanno deciso di prostituirsi con l’amministrazione Trump e i suoi deliri imperialisti, sganciarsi il più possibile dalla dipendenza dal software prodotto da queste aziende è oggi una considerazione strategica di sopravvivenza e sovranità per privati, società e governi; non più un astratto principio culturale.

Riporto quindi con particolare piacere qui sotto l’annuncio da parte della Document Foundation della nuova versione della suite per ufficio LibreOffice, che genera documenti in formato standard ISO (leggibili quindi senza dover per forza usare lo specifico software di una specifica azienda), è gratuito (sostenuto dalle donazioni), è libero, è open source, non ha complicazioni di licenze che scadono ed è multipiattaforma. Uso da molti anni LibreOffice per quasi tutto quello che scrivo, compresi i libri.

L’annuncio riassume le novità introdotte da questa versione e fornisce i link per scaricarla e per leggere le note dettagliate di rilascio.


LibreOffice 25.2, la suite per ufficio per le esigenze degli utenti di oggi

La nuova major release offre un gran numero di miglioramenti all’interfaccia utente e all’accessibilità, oltre alle consuete funzionalità di interoperabilità

Berlino, 6 febbraio 2025 – LibreOffice 25.2, la nuova major release della suite per ufficio gratuita e supportata dalla community di volontari per Windows (Intel, AMD e ARM), macOS (Apple Silicon e Intel) e Linux è disponibile su https://www.libreoffice.org/download. LibreOffice è la migliore suite per ufficio per gli utenti che vogliono mantenere il controllo sul proprio software e sui propri documenti, proteggendo la propria privacy e la propria vita digitale dalle interferenze commerciali e dalle strategie di lock-in delle Big Tech.

LibreOffice è l’unica suite per ufficio progettata per soddisfare le esigenze reali degli utenti, e non solo la loro percezione visiva. Offre una serie di opzioni di interfaccia per adattarsi alle diverse abitudini degli utenti, da quelle tradizionali a quelle moderne, e sfrutta al meglio le diverse dimensioni degli schermi, ottimizzando lo spazio disponibile per mettere il massimo numero di funzioni a uno o due clic di distanza. È anche l’unico software per la creazione di documenti (che possono contenere informazioni personali o riservate) che rispetta la privacy dell’utente, garantendogli la possibilità di decidere se e con chi condividere i contenuti creati, grazie al formato standard e aperto che non viene utilizzato come strumento di lock-in, obbligando ad aggiornamenti periodici del software. Il tutto con un set di funzionalità paragonabile a quello dei principali software presenti sul mercato e di gran lunga superiore a quello di qualsiasi concorrente.

Ciò che rende LibreOffice unico è la piattaforma tecnologica LibreOffice, l’unica sul mercato che consente lo sviluppo coerente di versioni desktop, mobile e cloud – comprese quelle fornite dalle aziende dell’ecosistema – in grado di produrre documenti identici e completamente interoperabili basati sui due standard ISO disponibili: l’aperto ODF o Open Document Format (ODT, ODS e ODP) e il proprietario Microsoft OOXML (DOCX, XLSX e PPTX). Quest’ultimo nasconde agli utenti un gran numero di complessità artificiali (e inutili) che creano problemi a chi è convinto di utilizzare un formato standard.

Gli utenti finali possono ottenere un supporto tecnico di primo livello dai volontari attraverso sia la mailing list degli utenti sia il sito web Ask LibreOffice: https://ask.libreoffice.org.

Nuove caratteristiche di LibreOffice 25.2

PRIVACY
    • LibreOffice è in grado di rimuovere tutte le informazioni personali associate a qualsiasi documento (nome dell’autore e timestamp, ora di modifica, nome e configurazione della stampante, modello di documento, autore e data per i commenti e le modifiche tracciate).

CORE/GENERALE
    • LibreOffice 25.2 può leggere e scrivere file ODF versione 1.4.
    • Molti miglioramenti nell’interoperabilità con i documenti OOXML proprietari.
    • È ora possibile firmare automaticamente i documenti dopo aver definito un certificato predefinito.
    • Windows 7 e 8/8.1 sono piattaforme deprecate, e il loro supporto verrà definitivamente rimosso con la versione 25.8.
    • Le estensioni e le funzioni che si basano su Python non funzionano su Windows 7.

WRITER
    • Miglioramento della gestione del tracciamento delle modifiche, per gestire un gran numero di modifiche nei documenti più lunghi.
    • I commenti vengono ora tracciati nel Navigatore quando si sposta il focus su di loro, mentre il ridimensionamento dell’area contenente i commenti ora mostra una guida visuale.
    • Sono state aggiunte opzioni per impostare un livello di zoom predefinito per l’apertura dei documenti, sovrascrivendo il livello memorizzato nei documenti stessi.
    • È ora possibile eliminare tutti i contenuti dello stesso tipo (con l’esclusione delle intestazioni) tramite il Navigatore.

CALC
    • Aggiunta di una finestra di dialogo “Gestione dei record duplicati” per selezionare/eliminare i record duplicati.
    • Sia la finestra di dialogo della procedura guidata per le funzioni che l’area nella barra laterale delle funzioni sono stati migliorati per quanto riguarda la ricerca e l’esperienza dell’utente.
    • I modelli di Solver possono essere salvati nei fogli di calcolo, e Solver è in grado di fornire una relazione sull’analisi di sensibilità.
    • Aggiunta di nuove opzioni di protezione del foglio relative alle tabelle Pivot, ai grafici Pivot e ai filtri automatici.

IMPRESS E DRAW
    • Molti miglioramenti a tutti i modelli di Impress, che ora hanno elementi visibili (colore del carattere impostato su nero) nelle Note e negli Handout.
    • Gli oggetti possono essere centrati sulla diapositiva di Impress (o sulla pagina di Draw) in un unico passaggio.
    • La ripetizione automatica delle diapositive può ora essere attivata in modalità a finestre.
    • Il testo in eccesso nelle note del presentatore non viene più tagliato durante la stampa.

INTERFACCIA UTENTE
    • L’elenco dei file utilizzati di recente ha ora una casella di controllo “[x] Solo il modulo corrente” che consente di filtrare l’elenco.
    • I margini degli oggetti sono ora attivati indipendentemente dai Segni di Formattazione.
    • Il colore dei caratteri non stampati e il colore di sfondo dei commenti possono essere personalizzati.
    • Sono stati aggiornati gli elementi predefiniti per gli elenchi non ordinati (noti anche come “bullet”).
    • Miglioramenti significativi ai temi delle applicazioni.

ACCESSIBILITÀ
    • Miglioramento dei livelli di avviso e di errore nella barra laterale dell’accessibilità, con la possibilità di ignorare gli avvisi.
    • Gli elementi dell’interfaccia utente riportano un identificatore accessibile che può essere utilizzato dalle tecnologie assistive.
    • Windows: l’accessibilità viene attivata ogni volta che uno strumento richiede informazioni sul livello di accessibilità e le relazioni accessibili vengono segnalate correttamente.
    • Linux: le posizioni degli elementi dell’interfaccia utente (anche su Wayland) sono riportate correttamente a livello di accessibilità.

LIBRERIE DI SCRIPTFORGE
    • Una raccolta estensibile e robusta di risorse di macro scripting da invocare da script Basic o Python dell’utente.
    • L’intera serie di servizi (tranne quando la funzione incorporata nativa è migliore) è resa disponibile per gli script Python con sintassi e comportamento identici a quelli del Basic.
    • La documentazione in inglese delle librerie ScriptForge è ora parzialmente integrata nelle pagine di aiuto di LibreOffice.

Contributi a LibreOffice 25.2

Un totale di 176 sviluppatori ha contribuito alle nuove funzionalità di LibreOffice 25.2: il 47% dei commit di codice proviene da 50 sviluppatori impiegati da aziende dell’ecosistema – Collabora e allotropia – e da altre organizzazioni, il 31% dai sette sviluppatori di The Document Foundation e il restante 22% dai 119 singoli sviluppatori volontari.

Altri 189 volontari hanno impegnato 771.263 stringhe localizzate in 160 lingue, che rappresentano centinaia di persone che lavorano alle traduzioni. LibreOffice 25.2 è disponibile in 120 lingue, più di ogni altro software desktop, per cui può essere utilizzato da oltre 5,5 miliardi di persone nella lingua madre. Inoltre, oltre 2,4 miliardi di persone parlano una delle 120 lingue come seconda lingua.

LibreOffice per le aziende

Per le implementazioni di livello aziendale, TDF raccomanda vivamente la famiglia di applicazioni LibreOffice Enterprise dei partner dell’ecosistema – per desktop, mobile e cloud – con un’ampia gamma di funzionalità a valore aggiunto dedicate e altri vantaggi come gli SLA: https://www.libreoffice.org/download/libreoffice-in-business/.

Ogni riga di codice sviluppata dalle aziende dell’ecosistema per i clienti aziendali viene condivisa con la comunità nel repository del codice master e migliora la piattaforma LibreOffice Technology. I prodotti basati sulla tecnologia LibreOffice sono disponibili per tutti i principali sistemi operativi desktop (Windows, macOS, Linux e ChromeOS), per le piattaforme mobili (Android e iOS) e per il cloud.

Migrazioni a LibreOffice

La Document Foundation pubblica un protocollo di migrazione per aiutare le aziende a passare dalle suite per ufficio proprietarie a LibreOffice, basato sulla distribuzione di una versione LTS (supporto a lungo termine) ottimizzata per le aziende di LibreOffice, oltre alla consulenza e alla formazione per la migrazione fornite da professionisti certificati che offrono soluzioni a valore aggiunto coerenti con le offerte proprietarie. Riferimento: https://www.libreoffice.org/get-help/professional-support/.

Infatti, la maturità del codice sorgente di LibreOffice, il ricco set di funzionalità, il forte supporto agli standard aperti, l’eccellente compatibilità e le opzioni LTS di partner certificati ne fanno la soluzione ideale per le organizzazioni che vogliono riprendere il controllo dei propri dati e liberarsi dal vendor lock-in.

Disponibilità di LibreOffice 25.2

LibreOffice 25.2 è disponibile all’indirizzo https://www.libreoffice.org/download/. I requisiti minimi per i sistemi operativi proprietari sono Microsoft Windows 7 SP1 e Apple MacOS 10.15. I prodotti basati sulla tecnologia LibreOffice per Android e iOS sono elencati qui: https://www.libreoffice.org/download/android-and-ios/.

Per gli utenti che non hanno bisogno delle ultime funzionalità e preferiscono una versione che è stata sottoposta a un maggior numero di test e di correzioni di bug, The Document Foundation mantiene ancora la famiglia LibreOffice 24.8, che include diversi mesi di correzioni di backporting. La versione attuale è LibreOffice 24.8.4.

Gli utenti di LibreOffice, i sostenitori del software libero e i membri della comunità possono sostenere The Document Foundation con una donazione su https://www.libreoffice.org/donate.

[1] Note di rilascio: https://wiki.documentfoundation.org/ReleaseNotes/25.2 


La mia novità preferita è la possibilità di imporre un livello di zoom ignorando quello salvato nel documento: visto che ricevo e maneggio moltissimi documenti generati da terzi, che ovviamente usano un vasto assortimento di livelli di zoom del tutto inadatti al modo in cui lavoro io (monitor 4K da 120 cm di diagonale), passo parecchio tempo a ridimensionare e reinquadrare documenti. Ora li posso vedere subito con il livello di zoom perfetto (Fit Width). Quest’opzione è nelle impostazioni di LibreOffice sotto LibreOffice Writer – View – Zoom – Use preferred values.