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Grafica digitale

Computer grafica nel 1968. Con la demo che ispirò HAL per “2001: Odissea nello spazio”

Link al video su YouTube

Sembrano immagini da un universo parallelo, ma le immagini mostrate in questo filmato del 1968 (YouTube) sono la realtà di quello che già si faceva nei laboratori della Bell alla fine degli anni Sessanta: grafica digitale, composizione di musica al computer, progettazione virtuale di circuiti elettronici usando uno stilo (o penna ottica come si chiamava all’epoca), simulazioni 3D di orbite spaziali, sintesi vocale, concezione di film generati al computer, e altro ancora. I macchinari di allora erano enormi, lentissimi e costosissimi: oggi abbiamo a disposizione le stesse risorse sui nostri telefonini.

A 10:00 una chicca per gli appassionati di fantascienza: la scena che quasi sicuramente ispirò Stanley Kubrick per la famosa sequenza di 2001: Odissea nello spazio nella quale il computer intelligente HAL (spoiler!) subisce una lobotomia e gli viene chiesto di cantare una canzoncina per segnalare il progressivo degrado delle sue capacità intellettive. La canzoncina, in questo documentario e nel film, è Daisy Bell; nell’edizione italiana venne sostituita con la filastrocca Giro Girotondo. Si perse così il riferimento a queste sperimentazioni della Bell e anche una battuta sottile nel testo della canzoncina, quando HAL dice “I’m half crazy” (sono mezzo matto).

Il documentario si intitola The Incredible Machine ed è datato 1968. I sottotitoli automatici di YouTube sono pieni di errori; non fidatevi di quello che scrivono.

Qui trovate il programma in Perl per far cantare Daisy Bell alla sintesi vocale del Mac.

Secondo la didascalia del video su YouTube, si tratta del sistema informatico Graphic 1 dei Bell Labs, composto da un PDP-5 della Digital Equipment Corporation accoppiato a periferiche come una penna ottica Type 370, una tastiera da telescrivente Teletype Model 33 della Teletype Corporation, e un display incrementale di precisione DEC Type 340 coadiuvato da una memoria buffer RVQ della Ampex capace di immagazzinare 4096 parole (words). La risoluzione sul monitor era 1024×1024 (una foto su Instagram di oggi, per capirci). Ripeto, siamo nel 1968 e questi avevano già monitor con queste caratteristiche. L’output grafico veniva passato a un sistema IBM 7094 da 200 kflop/secondo, collegato a un registratore su microfilm SC 4020 della Stromberg Carlson che, sempre stando alla didascalia, “ci metteva ore a leggere e registrare i dati”. Ma le avvisaglie di tutto quello che conosciamo oggi c’erano già.

Fonte aggiuntiva: Hackaday.