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Piccola storia di Arthur, stregato dai misteri

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Ieri ero a Como per il convegno sui misteri che avevo preannunciato; è stato interessantissimo dall’inizio alla fine e spero che vengano pubblicati i video degli interventi.

Nota a margine: grazie all’esperta di criminologia Marianna Cuccuru, che ha parlato dei misteri di Jack lo Squartatore, d’ora in poi riguarderò la Serie Classica di Star Trek con occhi differenti (è complicato; chi c’era, sa), e grazie a Pierluigi Panza, che ha raccontato i misteri della vita di Raffaello, non riuscirò più a guardare un quadro senza notare la posizione delle dita delle mani nei ritratti di donna di quel periodo storico, che ha tutto un codice di significati (anche qui, chi c’era, sa). E la visita privata all’hangar storico di idrovolanti accanto allo Yacht Club è stata una chicca assoluta.

Nel mio intervento ho raccontato una chicca che ho scoperto facendo ricerche per questo convegno. Molti di voi conosceranno il mito e il mistero della Mary Celeste, un brigantino canadese di 31 metri che a dicembre del 1872 fu trovato alla deriva, senza nessuno a bordo, malconcio ma galleggiante, nell’Atlantico del nord, trascinato dalle correnti verso lo Stretto di Gibilterra. Tutto indicava che la nave fosse stata abbandonata in fretta e furia pur non essendo a rischio di affondare. Nessuna delle dieci persone a bordo fu mai ritrovata e la Mary Celeste divenne un caso classico di nave fantasma.

La Mary Celeste quando ancora si chiamava Amazon, in un dipinto di artista ignoto, forse Honoré Pellegrin.

La vicenda della Mary Celeste colpì l’attenzione di Arthur, un giovane medico britannico, che undici anni dopo ne scrisse una versione romanzata, un racconto breve intitolato J. Habakuk Jephson’s Statement, che fu pubblicata nel 1884 e creò molto scalpore nell’opinione pubblica.

Fu il primo successo letterario del giovane Arthur, che tre anni dopo iniziò a pubblicare i suoi racconti di un detective dei misteri che usava il suo acume, la sua logica e il suo spirito d’osservazione per risolvere casi impossibili. Il cognome del giovane medico era Conan Doyle, e il suo detective era, ovviamente, Sherlock Holmes.

Il merito del persistere della leggenda della Mary Celeste (tanto da essere citata in tempi recenti anche in Doctor Who) è in gran parte suo.

Fonte: Maritime Museum of the Atlantic.