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FAQ: Perché non fai dibattiti con i complottisti?

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(Risposta tratta da questo post del 2019 su Disinformatico.info)

Il mitico Piccione Scacchista.

Mi capita spesso di sentirmi chiedere come mai non affronto faccia a faccia i complottisti. Spiego sempre, pazientemente, che un faccia a faccia riduce la questione a una gara di simpatia personale: vince il piacione, non vincono i fatti.

Spiego sempre la Teoria della Montagna di M*rda di Uriel Fanelli: il complottista ci mette tre secondi a inventarsi una “prova schiacciante”, mentre il debunker deve documentarsi minuziosamente, verificare tutto, preparare la spiegazione in termini comprensibili. Tutte cose che non si possono fare al volo durante un dibattito.

Spiego sempre, anche ai colleghi giornalisti che seguono il principio (sbagliato) che “bisogna far sentire le due campane”, che dare spazio ai complottisti, che sono tutti incompetenti nella materia di cui parlano, significa regalare loro una dignità, agli occhi del pubblico, che non si meritano. Significa mettere sullo stesso piano l’archeologo e il tizio che dice che le piramidi le hanno fatte gli alieni, il ginecologo e quello che dice che i bambini li porta la cicogna, Roberto Burioni e Red Ronnie sui vaccini. Come diceva Isaac Asimov, significa suggerire pericolosamente che democrazia significhi “la mia ignoranza vale quanto la tua sapienza.”

Ma spiegazioni come queste vengono accolte spesso con incredulità. C’è sempre qualcuno che obietta “Ma dai, i complottisti non possono essere così ottusi e incompetenti, magari hanno delle buone ragioni, sono persone che hanno dubbi ragionevoli, basta chiarirglieli”. Va benissimo, rispondo io, vai pure nei loro forum e prova a discuterci. Prova a essere ragionevole con loro e chiarire i loro dubbi portando fatti, prove, ragionamenti. Poi, quando ti avranno insultato e preso in giro e te ne andrai dai loro forum con le ossa metaforicamente rotte, non dire che non ti avevo avvisato.

Niente da fare: chi non prova queste cose in prima persona non si rende conto. Pensa, per esempio, che i terrapiattisti siano solo dei buontemponi, che non ci credano veramente ma siano dei provocatori o dei burloni. “Dai, non possono essere così scemi”. E invece lo sono. Scemi così scemi che neanche si rendono conto di essere scemi. Sono il frutto di una notte di furiosa passione copulatoria fra la stirpe dei Dunning e quella dei Kruger.

Chi prova a discutere con loro e tenta di intavolare un dibattito scopre che si tratta di gente che in realtà non ha alcun desiderio di scoprire la verità o appurare i fatti, ma cerca solo lo scontro, vuole solo costruirsi un nemico contro il quale scagliarsi, vuole ottenere visibilità attraverso il battibecco inconcludente. Vuole disperatamente brillare di luce riflessa, senza rendersi conto che in questo modo mette in luce la pochezza della propria vita.

Prendete Bart Sibrel, un complottista che ha perseguitato per anni gli astronauti che sono andati sulla Luna, chiedendo loro di giurare sulla Bibbia di esserci andati davvero. Quando alla fine si è preso un cazzotto dal settantaduenne Buzz Aldrin, che aveva appena chiamato “codardo e bugiardo”, la prima reazione di Sibrel è stata “Did you get that on camera?”. Sì, ha chiesto subito ai suoi assistenti se erano riusciti a riprendere la scena.

Di conseguenza, questa è la mia risposta standard a chiunque mi chieda di dibattere con un lunacomplottista:

Grazie, ma non partecipo a confronti di questo genere. Non voglio regalare dignità a tesi che non ne hanno e a personaggi noiosi che cercano solo di ottenere visibilità tirando fango sulle imprese coraggiose degli altri.

Gli allunaggi sono confermati da tutti gli esperti di tutto il mondo, compresi quelli russi, che all’epoca erano rivali degli americani. Solo gli incompetenti, gli ingenui e gli imbecilli li negano. Chi vuole levarsi i dubbi può farlo ragionando con la propria testa invece di seguire i ciarlatani in cerca di attenzioni. Valuta anche tu se è il caso di regalare visibilità a questi mercanti del nulla.

Se vuoi, puoi riportare questa mia dichiarazione nel tuo programma.

Ogni tanto, però, qualcuno di questi ottusangoli regala esempi così perfetti e lampanti da poter essere capiti al volo anche dagli increduli.

Esempi come questo: di recente sono stato intervistato da Vanity Fair a proposito dei complottismi intorno agli allunaggi. Un complottista si è indignato per una frase che secondo lui è diffamatoria (non lo è; espone i fatti, documentati dal suo stesso video) e ha chiesto e ottenuto di pubblicare una replica, cosa che è regolarmente avvenuta, lasciando però immutata la mia intervista e la mia frase. Vanity Fair lo ha poi intervistato.

Come ha raccontato la cosa ai suoi seguaci nel suo sito? Ha fatto notare la correttezza giornalistica? Ha lodato il chiarimento dei fatti riguardanti gli allunaggi? No. Ha titolato così, gongolando per aver ottenuto anche lui di essere intervistato:

Manca solo “gne gnee gne gne gneee”. Questo è il livello d’infantilismo dei complottisti.

E d’ora in poi, a chiunque mi chieda di fare dibattiti con queste mosche cocchiere risponderò semplicemente mostrando questa schermata e linkando questo articolo che state leggendo.

Resto a disposizione per parlare insieme dei fatti, e rispondere alle tesi dei complottisti attraverso le mie indagini pubblicamente disponibili gratis; ma non ho tempo da perdere con le persone che portano quelle tesi, perché hanno chiarito oltre ogni dubbio che a loro non interessa stabilire i fatti, ma interessa solo far diventare tutto uno scontro personale. Il “dibattito”, il “faccia a faccia” che chiedono, è semplicemente un pretesto.

Il trucco è vecchio e non attacca: fare un “dibattito” con un complottista è davvero come giocare a scacchi con il proverbiale piccione. Il piccione fa cadere tutti i pezzi, scacazza sulla scacchiera e ci zampetta sopra impettito, convinto di aver vinto.

E io non do da mangiare ai piccioni.